Si è parlato del vertiginoso aumento della vendita degli psicofarmaci. Da questo fenomeno si è dedotto che la depressione stia dilagando in Italia (dappertutto tranne che a Napoli!). Una deduzione a dir poco sospetta.
Allen Frances ha diretto il team che ha elaborato la Quarta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV). Il DSM illustra i sintomi che compongono i Disturbi mentali. Allen Frances ora è un anziano colto e gioioso, ma costretto a lavorare per il proliferare dell’inflazione diagnostica, di cui è stato complice involontario.
Il suo ultimo libro lancia un accorato appello: appassionati di Iphone, patiti della guerra videogiocata, amanti delle cene siciliane e degli aperitivi milanesi, bambini capricciosi che amate giocare e odiate i compiti, anziani smemorati che non ricordate dove avete parcheggiato, adulti disordinati che arrivate in ritardo sia a Milano che a Roma, persone addolorate dalla perdita di un amore e tristi per come va il vostro paese, uomini disattenti perché demotivati da lavori ignobili… state attenti. Ognuno di voi potrebbe essere etichettato come malato mentale!
Il ragionamento del Dott. Frances comincia da una domanda basica: cosa distingue la normalità dalla malattia? Di norma in medicina la malattia è analizzata a partire dall’organo sano. Ma quando il cervello è sano o malato? Le nuove scoperte della biologia molecolare, della genetica, delle neuroscienze non si sono trasformate in test di laboratorio per analizzare i disturbi mentali. “Ancora oggi- scrive Frances- non abbiamo un solo test biologico di laboratorio in psichiatria” (p. 31). In termini tecnici, nulla si sa dell’eziopatologia di un disturbo mentale.
L’assenza di test biologici significa che tutte le diagnosi in psichiatria sono basate su giudizi soggettivi e sono quindi intrinsecamente fallibili. L’ultima riprova è lo scandalo dei pompieri traumatizzati dall’11 settembre, diagnosticati come disturbati, e trovati a giocare, pescare e scorrazzare con le moto d’acqua. O in casa nostra, è il caso dello smemorato di Pisa che ha potuto ingannare interi reparti di psichiatria, prima di ammettere di aver mentito.
Tristezza, dolore, preoccupazione, rabbia, disgusto e terrore sono connaturati all’ essenza umana e svolgono funzioni fondamentali per la sopravvivenza. A volte, queste emozioni ci sfuggono di mano, diventano invalidanti, ci causano incredibile sofferenza. Ma succede anche che con il tempo, la riflessione, la proattività e la coscienza, il corpo e la mente si rimettano in moto; un’omeostasi olistica ripristina il normale equilibrio.
“Il disturbo psichiatrico consiste in sintomi e comportamenti che non si correggono da soli- un’infrazione prolungata nel normale processo omeostatico di guarigione.” (p. 52).
L’inflazione diagnostica si presenta quando confondiamo i normali turbamenti della vita con disturbi psichiatrici veri e propri (che coinvolgono dal 5 al 10% della popolazione). I disturbi mentali dovrebbero essere diagnosticati solo quando si presentano da soli in modo inequivocabile e grave e nei casi in cui è evidente che non se ne andranno da soli. Ma qual è allora il fine della promozione sistemica dell’inflazione diagnostica?
Il primo fine immediato è il profitto. Il modello di business delle industrie farmaceutiche, trovando complicità e collusione in medici, psichiatri e pazienti, è basato sull’allargamento della sfera delle malattie per commercializzare i farmaci. Il marketing della malattia e della presunta cura è l’arte raffinata di vendere malanni psichiatrici, che portano profitti altissimi.
Secondo uno studio citato da Allen, a 21 anni, più dell’80% dei giovani adulti risponderebbe ai requisiti per un disturbo mentale. Sul piano delle diagnosi vere e proprie, il Disturbo Bipolare infantile è aumentato di 40 volte; l’autismo di 20 volte; il Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività ha triplicato la sua prevalenza; il Disturbo Bipolare fra gli adulti si è raddoppiato. Quando l’incidenza schizza alle stelle come in questi casi, un segmento della crescita è dovuto a casi autentici che prima non venivano individuati, un altro dipende da vere e proprie mode psichiatriche alimentate dal marketing delle case farmaceutiche.
Il fenomeno più bizzarro rimane l’immenso successo dei farmaci antipsicotici. Dimostratisi utili nelle malattie più invalidanti come la schizofrenia e il disturbo bipolare, vengono prescritti come caramelle anche a chi ha problemi a dormire, banale ansia, depressione, irritabilità, sbalzi di umore tipici dell’adolescenza e irritabilità tipica della vecchiaia.
“Non c’è da stupirsi che i farmaci prescritti dai medici causino un numero maggiore di visite al pronto soccorso di quanto facciano le droghe illegali spacciate per strada”. Allen non sa che oggi droghe e psicofarmaci vengono venduti insieme nelle zone buie delle nostre città.
Il secondo fine più sottile è quello del controllo sociale. Le incapacità di adattamento ai microcosmi relazionali (affetti, amicizie, famiglie, ambienti di lavoro) e alle comunità politiche sono potenziali leve di protesta, mobilitazione, devianze, innovazioni e trasgressioni; minacce all’ordine costituito.
I farmaci sono i cavalli di Troia di una repressione chimica del potenziale cambiamento e di prevenzione delle tensioni sociali. Ricordiamo come le donne furono le principali clienti degli ansiolitici quando cominciarono a mettere in discussione il ruolo subalterno che la società patriarcale offriva loro. E furono le stesse donne a denunciarne gli effetti nefasti sul loro corpo, la loro psiche e la loro vita.
Se ti dicono che sei malato, finisci per sentirti e comportarti da malato. Il ruolo del malato è estremamente utile quando si è malati sul serio, si ha bisogno di tranquillità e di cure. La Psichiatria combinando la psicoterapia e la terapia farmacologica è assolutamente necessaria a quei pazienti che soffrono di un disturbo conclamato. A volte riesce letteralmente a salvare le loro vite o comunque a renderle più vivibili.
Ma se non si è malati, avere questa etichetta riduce gli obiettivi di vita, stronca le ambizioni di cambiamento e miglioramento, e porta a una riduzione della responsabilità individuale, relazionale e collettiva. Per limitare la vendita, sarebbero utili e auspicabili norme che limitino il raggio di azione delle case farmaceutiche quali: divieto di pubblicità dei farmaci (qualunque essi siano); divieto di sponsorizzazione da parte delle case farmaceutiche per la formazione dei medici; divieto di distribuzione di campioni gratuiti; divieto di lobbismo; e feroce controllo sulla corruzione.
Inoltre è necessaria un’educazione culturale. Gli psicofarmaci creano dipendenza e depressione in chi è sano. Basterebbe leggere i bugiardini per evitarli e ammalarsi per davvero.
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