In Italia, 1 adolescente su 3 non lavora, né studia. Il 14% dei giovani tra i 18 e i 24 anni abbandona gli studi senza riuscire a diplomarsi. Più della metà rinuncia allo sport tra i 14 e 17 anni. È complesso nel panorama e nella contingenza attuale parlare di passioni, vocazioni, talento e felicità.
Ci confrontiamo con le delusioni di una generazione le cui speranze di libertà, autodeterminazione, pace e fraternità dei popoli sono state disattese per lasciare spazio all’epoca del terrorismo, della politica del nemico, della degenerazione del pianeta Terra, del progresso tecnologico che invece che migliorare, peggiora le nostre vite e ci allontana dalla nostra natura di esseri umani. La speranza in un futuro migliore è messa a dura prova. Eppure, ci sono persone, persistenti e coraggiose, che credono nella possibilità che i loro figli, i loro studenti, i loro allievi, i loro atleti e loro stessi abbiano il diritto di esprimere tutto il loro potenziale nella sua forza immaginifica, creativa, innovativa più elevata che può dare luogo a forme e opere magnifiche e originali.
In questo articolo ci concentreremo su come si possano creare le condizioni per sostenere lo sviluppo di una passione in un giovane. La nostra tesi è che i genitori e i docenti, possano generare tra loro un’alleanza attraverso la quale sostenere, promuovere e stimolare la passione e la motivazione di un ragazzo supportandolo nella ricerca e nello sviluppo di un talento straordinario in cui si realizzi.
Negli anni ’80 il professore di educazione e pedagogia Benjamin Bloom e il suo staff all’Università di Chicago hanno intervistato 150 persone che hanno sviluppato un talento prima dei 40 anni, 25 persone per ogni campo tra pianisti, scultori, nuotatori, tennisti, neurologi, matematici. Questo studio documenta come il talento non sia una dote innata, ma sia frutto di anni di dedizione e apprendimento sistematico.
I ricercatori hanno identificato 4 fasi dello sviluppo del talento nei giovani che caratterizzano trasversalmente tutti i campi.
La prima fase è quella della scoperta e della sperimentazione, la seconda è quella dell’apprendimento come gioco, la terza è quella dello sviluppo e del perfezionamento della tecnica e la quarta è quella della personalizzazione dell’opera e del suo significato trascendente.
La prima fase: curiosità e sperimentazione
Come abbiamo detto, la prima fase (tra i 3 e i 9 anni a seconda del campo) è quella della scoperta e della sperimentazione e corrisponde agli anni che precedono l’educazione formale. Il ruolo del genitore è determinante: deve guidare il bambino
nella sperimentazione, ma soprattutto deve trasmettergli il significato di passione, di impegno, del fare le cose al meglio, di amore per la scoperta.
Il bambino, in questa fase, vive le passioni che animano gli adulti che lo circondano. Il bambino deve essere guidato, incuriosito, stimolato dagli adulti attraverso suggerimenti, proposte, attività e giochi. Egli vive la cultura della famiglia e le attività che gli vengono proposte come un divertimento, un’occasione per giocare insieme e sentirsi vicini gli uni agli altri. Allo stesso tempo assimila come una spugna i sentimenti, le concezioni e i valori che i genitori hanno sviluppato nei confronti delle loro passioni e delle loro attività.
Lo sviluppo della passione in un campo ha una forte connotazione relazionale. Uno zio insegnante di filosofia, una cugina ballerina, un amico imprenditore, tutti i familiari che hanno una passione o che hanno sviluppato un talento in uno specifico campo simbolico (terapia, elevazione, organizzazione, meccanica, arte e sport, scienza del vero, persuasione, agro culinaria) sono delle risorse per i genitori per far sperimentare al bambino, attraverso la relazione con un adulto, ognuno di questi campi.
La seconda fase: l’apprendimento come gioco e lo sviluppo dell’amore per il sapere
La seconda fase corrisponde ai primi anni di educazione formale (tra i 6 e i 14 a seconda del campo). Entra in gioco il primo maestro. Maestro e genitori devono lavorare in alleanza attorno al bambino, affinché nel processo di apprendimento siano prevalenti il divertimento, la libertà di esplorazione, l’incoraggiamento e la ricompensa immediata.
Anche se il bambino si appassiona a un campo specifico, è bene mantenere comunque la sperimentazione in altri campi. Il genitore, oltre che a stimolare il bambino a sognare ad occhi aperti, si deve occupare di: scegliere il maestro, organizzare i tempi e i luoghi di pratica (in media circa un’ora al giorno, non di più) e seguire il ragazzo nell’ -apprendimento tra una lezione con il maestro e l’altra. In questa fase i maestri non devono essere particolarmente talentuosi, ma molto appassionati del campo e soprattutto devono amare insegnare ai piccoli. Le lezioni, gli allenamenti devono essere pieni di sorrisi e di rinforzi positivi. L’attività deve essere vissuta nella relazione maestro-allievo e genitore-figlio come un’occasione di gioco e condivisione. Il genitore se non è già un appassionato, lo diventa e magari può iniziare lui stesso a sperimentare il campo a cui il figlio si sta dedicando.
La terza fase: l’impegno, la tecnica e la cura del dettaglio
In questa fase (tra i 12 e i 30 anni a seconda del campo) le abilità, la tecnica e la precisione sono gli elementi fondamentali sviluppati. Il passaggio dalla seconda alla terza fase coincide spesso con il passaggio al secondo maestro. Il ragazzo va guidato nella transizione dalla concezione dell’attività come gioco all’attività come impegno, nello sviluppo della coscienza di sé e della propria performance e nell’utilizzo delle sue potenzialità personali nell’acquisizione delle competenze necessarie.
Questo passaggio è centrale per non perdere la motivazione nella transizione a uno stile didattico molto diverso. Il nuovo maestro, scelto dal genitore e magari consigliato dal vecchio maestro, deve essere un esperto del settore, severo, puntiglioso, attento al dettaglio e concentrato sulla tecnica. Deve coinvolgere il ragazzo in competizioni, gare, corsi di approfondimento e iniziare a fargli conoscere i diversi aspetti del campo.
È un apprendimento più disciplinato. La relazione con il maestro non è più di vicinanza e affetto, ma è di profonda stima e rispetto. L’apprendimento va oltre la performance e si amplia al campo in tutte le sue forme: opere, record, modelli di ispirazione, storia, contesti, gare, competizioni, autori, maestri. Chi è davvero appassionato sostiene l’impegno con la massima grinta, dedizione e persistenza. In questa fase, il campo della passione diventa così fondante da determinare l’identità stessa del ragazzo che inizia a sentirsi violinista piuttosto che storico piuttosto che scultore piuttosto che calciatore.
Dedizione, perseveranza e grinta sono indicatori della volontà di sviluppare un talento. Per chi sceglie di sviluppare il talento, lo studio diventa ancora più sistematico e tecnico. Le ore aumentano. Il maestro si concentra sul dettaglio e, dopo aver sviluppato al massimo i punti di forza, si concentra sull’ipercompensare le debolezze con allenamenti intensivi e mirati. Il maestro organizza la partecipazione a competizioni e a campo di specializzazione e incoraggia il ragazzo a sognare da professionista. I genitori, sebbene il livello di competenza nella maggior parte dei casi non permetta loro di essere di supporto ai figli nell’apprendimento, hanno ancora un ruolo centrale per il sostegno emotivo, economico e organizzativo e per monitorare che ci sia armonia tra le sfere di autodeterminazione nel suo sviluppo (es. scuola, amici, famiglia, tempo libero).
Sono presenti per celebrare i loro successi, sono al loro fianco nel vivere le sconfitte e insegnano loro come apprendere da entrambi. La loro vita si plasma attorno a quella dei figli. Vacanze, impegni, ritmi della quotidianità sono organizzati in funzione degli impegni del ragazzo.
La quarta fase: personalizzazione e significato trascendente dell’opera
La quarta fase (tra i 18 e i 40 anni a seconda del campo) è quella della generalizzazione e dell’integrazione, dove lo sviluppo dell’individualità e la presa di coscienza del ruolo centrale che lo sviluppo del loro talento avrà nella loro vita. In questa fase la competenza deve essere personalizzata. L’opera diventa un mezzo di espressione. Dall’attenzione al dettaglio e alla tecnica, l’opera nel suo assieme assume un ruolo più rilevante. La figura del maestro è centrale. Il maestro in questa fase deve essere un talento del campo che è riconosciuto per la sua attitudine alla trasmissione e all’insegnamento. Non è più né il genitore né il vecchio maestro a definire il nuovo maestro. È al contrario il nuovo maestro che sceglie il suo allievo, che gli si affida completamente. In questa fase complessa e impegnativa, la costruzione di alleanze coi pari è determinante per il confronto e il sostegno reciproco.
Non abbiamo parlato di doti innate, ma piuttosto di un percorso in cui da una parte la passione è ciò che tiene alta la motivazione e che permette di affrontare l’impegno e la dedizione che un processo di sviluppo del talento richiedono e dall’altra genitori e maestri concorrono nel generare le condizioni contestuali che lo supportino.
Il potenziale nello sviluppo di un talento non si riscontra, come si potrebbe immaginare, nelle prime fasi. Inizialmente la scoperta, il gioco, il divertimento, il gusto dell’apprendimento sono molto più importanti della performance. Solo nella terza fase si rivela il potenziale di sviluppo del talento. Lo si intuisce non tanto dalla performance, quanto dalla passione, dalla dedizione, dall’impegno, dalla persistenza e dalla grinta con cui il ragazzo affronta allenamenti sempre più duri, ostacoli e impegni sempre più gravosi.
Nel processo di formazione, il tempo dedicato all’attività è un elemento chiave. Tuttavia, da solo non è sufficiente per assicurare l’apprendimento. Il ragazzo, nelle diverse fasi, si trova ad affrontare cambiamenti nell’approccio e nel tipo di allenamento, nelle percezioni di sé e dell’attività stessa, nelle esperienze, nel tipo di relazione con i pari e con il contesto, nelle motivazioni e nei riconoscimenti.
Ogni fase di apprendimento ha caratteristiche diverse. Sostenere la motivazione del ragazzo e guidarlo nella transizione tra una fase e l’altra è un ruolo cruciale di genitori e maestri.
Nello studio di Bloom, risulta chiaro come sia fondamentale per il ragazzo vivere tutte le fasi armonicamente con il suo sviluppo, con i suoi tempi. Nei casi in cui la prima o la seconda fase sono state saltate o accelerate, il ragazzo ha smesso e, dopo aver fatto passare del tempo di “disintossicazione”, ha ripreso dalla prima fase in cui ha ritrovato il piacere e il divertimento della sua passione. Ogni fase ha infatti una funzione importante nel processo di apprendimento.
E’ così vero che lo stesso capita anche nello sviluppo del talento in fase adulta. Nelle 10.000 ore di Ericsson, anche l’adulto ha bisogno di vivere tutte le fasi con i suoi tempi.
Saltare una fase, può minare tutto il processo a qualsiasi età.
Anche io con Coach for Life italy, credo che, partendo dalla volontà dell’individuo e dalla sua spinta ad autorealizzarsi, le condizioni per un cambiamento in cui il talento, il potenziale e l’originalità dell’essere umano, saranno valorizzati.
Magari potremmo scoprire che per ognuno di noi esiste qualcosa per cui l’impegno e la fatica dell’allenamento al talento hanno senso.
Provate a chiudere gli occhi e a immaginare tutti i giovani che conoscete con le loro caratteristiche migliori sviluppate a livelli talentuosi. Ognuno con il proprio “David”, ognuno con la propria originalità, trasformando il mondo e armonizzandosi in contesti nuovi.
Scuole, aziende, ospedali, musei, accademie, paesi mai visti e vissuti e chissà che altro, e in cui lo sviluppo del talento di uno sia generativo del talento dell’altro e non in competizione.
Allora potremo conoscere davvero il potenziale creativo e generativo dell’essere umano. Come coach, come genitori e come maestri, possiamo contribuire a che tutto questo possa accadere.
Fonte : - rivista “ Omega 3”
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